L’alto costo del lavoro per le imprese italiane oltre a rappresentare un importante freno all’occupazione, diventa spesso un incentivo al lavoro sommerso, una piaga in Italia.
Tuttavia, anche grazie al lavoro di Confartigianato, sono state introdotte numerose agevolazioni per le imprese che assumono regolarmente. Questi incentivi si sommano a quelli già introdotti negli anni scorsi, dando all’imprenditore una vasta gamma di soluzioni per risparmiare e far crescere la propria impresa.
Confartigianato Salerno è al fianco delle imprese e le guida nella scelta della misura più idonea.
Il costo del lavoro in Italia tra i più alti d’Europa
Le Micro, Piccole e Medie Imprese italiane sono tra le più penalizzate in Europa per il costo del lavoro. Nel dettaglio, il cuneo fiscale sul costo del lavoro dipendente per l’Italia è pari al 47,7%, di 11,8 punti superiore alla media dei paesi avanzati (35,9%) ed il terzo più alto dopo Belgio (53,7%) e Germania (49,7%) (Dati 2017).
Il cuneo fiscale in Italia è composto:
- dal 16,5% di imposte su redditi da lavoro dipendente
- dal 7,2% di contributi sociali a carico del lavoratore
- del 24,0% di contributi sociali a carico del datore di lavoro, voce che da sola rappresenta la metà (50,3%) del cuneo fiscale.
Le sanzioni per chi assume in nero
Gli alti costi del lavoro in Italia inducono molte imprese a non dichiarare i propri dipendenti. Ma questa pratica può risultare molto rischiosa sia per la sicurezza dei lavoratori che per le pesantissime sanzioni in cui potrebbe si potrebbe incorrere.
La maxi sanzione prevista dalla Legge di Bilancio 2019, per i datori di lavori che impiegano nella propria azienda personale in nero, è di ben 40 mila euro per ogni lavoratore non dichiarato.
Per lavoro nero, o lavoro sommerso o irregolare, si intende la pratica di impiegare lavoratori subordinati senza aver comunicato l’assunzione al Centro per l’Impiego, con tutte le relative conseguenze su INPS e INAIL.
Ogni datore di lavoro, infatti, è tenuto ad inoltrare un’apposita comunicazione telematica Unilav entro le ore 24 del giorno che precede quello di avvio del rapporto.
Dati Istat alla mano, la Campania è (tristemente!) medaglia d’argento nella classifica delle Regioni italiane con il maggior numero di lavoratori sommersi, con circa 400 mila unità invisibili di forza-lavoro.
Le irregolarità possono riguardare sostanzialmente 3 fattori:
- forme di elusione previdenziale, assicurativa e fiscale (esempio: mancato assoggettamento a Inps, Inail e Irpef di parte della retribuzione corrisposta);
- lavoro parzialmente sommerso (rapporti avviati in part-time che invece risultano a tempo pieno);
- lavoro completamente sommerso (lavoro nero).
Le conseguenze negative del lavoro nero non sono infatti solo legate al mancato gettito fiscale per le casse dello Stato, ma anche agli effetti deleteri che si abbattono sul sistema sano delle aziende che producono rispettando le regole.
A rimetterci infatti sono le tante imprese artigianali e commerciali che subiscono la concorrenza sleale degli imprenditori che non si fanno scrupoli ad utilizzare lavoratori irregolari.
Questi ultimi infatti, non essendo sottoposti ai contributi previdenziali, a quelli assicurativi e a quelli fiscali consentono alle imprese dove prestano servizio – o a loro stessi, se operano sul mercato come falsi lavoratori autonomi – di beneficiare di un costo del lavoro molto inferiore e, conseguentemente, di praticare un prezzo finale del prodotto o del servizio molto contenuto. Prestazioni, ovviamente, che chi rispetta le disposizioni previste dalla legge non è in grado di offrire.
L’incidenza del lavoro nero è particolarmente rilevante nei settori economici della ristorazione, dell’agricoltura e delle costruzioni, con rischi altissimi per via della tipologia di attività da svolgere soprattutto in quest’ultimo comparto.
Per contrastare il fenomeno, la Legge di Bilancio 2019 ha inasprito del 20% le sanzioni per le aziende che ricorrono al lavoro nero; un ulteriore 20% è comminato nel caso in cui i lavoratori siano stranieri extracomunitari privi di regolare permesso di soggiorno o ragazzi non ancora in età lavorativa.
Bonus assunzioni 2019
A fronte di un cuneo fiscale sul costo del lavoro altissimo e pesanti sanzioni in caso di irregolarità, diviene fondamentale per le imprese trovare gli incentivi assunzioni ad hoc che permettano di assumere regolarmente a costi sostenibili.
Con la legge di Bilancio 2019 sono stati introdotti nuovi incentivi assunzioni:
- l’esonero contributivo per l’assunzione dei giovani laureati con 110 e lode ed entro la durata legale del corso di studi, prima del compimento dei 30 anni d’età;
- la decontribuzione per chi stabilizza dottorati di ricerca under 34;
- il bonus per l’assunzione di giovani under 35 al primo impiego (50% della contribuzione a carico delle aziende);
- gli sgravi contributivi per l’assunzione di disoccupati beneficiari del reddito di cittadinanza.
Bonus assunzioni ancora operativi nel 2019:
- il bonus giovani, rivolto a chi assume under 30 dal 2019 al primo impiego, che prevede uno sgravio contributivo del 50% sui contributi. L’esonero è totale per i datori di lavoro privati che assumono studenti che hanno svolto in azienda attività di alternanza scuola-lavoro o periodi di apprendistato;
- l’incentivo NEET per l’assunzione di giovani che hanno aderito al Programma “Garanzia Giovani”;
- il bonus Sud per le imprese situate nelle regioni Abruzzo, Basilicata, Campania, Calabria, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna con uno sconto pari al 100% dei contributi dovuti all’INPS;
- gli sgravi contributivi per l’assunzione di donne, di over 50 e di lavoratori in CIGS.
- i tirocini extra curriculari, che prevedono zero oneri fiscali e contributivi per un massimo di 12 mesi