Trovare chi assumere è la vera sfida delle imprese che offrono lavoro nel 2024
Che molte imprese trovassero difficoltà a reperire personale qualificato è un dato di fatto, noto e riconosciuto da almeno un decennio.
Ciò a cui si assiste oggi, però, è la trasformazione di questa problematica in una sfida a dir poco titanica per molte (se non tutte) le imprese italiane, con una situazione che si aggrava di anno in anno.
Nel 2023, il 45,1% della manodopera richiesta dai datori di lavoro non ha trovato risposta. Un dato che si traduce all’incirca in 2.500.000 posizioni vacanti.
Una crisi che si abbatte pesantemente sulle piccole imprese, con il 48,1% che ha lottato per reperire personale nel 2023, mentre per gli artigiani la situazione è ancora più critica, con il 55,2% di posizioni non coperte.
Dunque, trovare dipendenti con le giuste competenze, per chi un lavoro lo offre, sembra il vero paradosso da combattere nel 2024. Un ostacolo che per le aziende coinvolte, appare addirittura peggiore della burocrazia, dell’accesso al credito e della lotta contro la concorrenza sleale. Dato confermato anche da una recente rilevazione della Commissione europea.
All’incapacità di scovare risorse in grado di soddisfare le esigenze dell’azienda si associa una conseguente dilatazione delle tempistiche d’inserimento nel tessuto lavorativo di riferimento. Mediamente, infatti, le imprese impiegano circa 3,3 mesi per cooptare operai specializzati. Un ritardo che corrisponde anche a una cospicua perdita economica dell’azienda che intende assumere (ad oggi, per le aziende italiane sono stati stimati circa 10,2 miliardi di euro di valore aggiunto perso, proprio a causa di questi eventi).
Caccia di talenti: quali sono le figure professionali, a vocazione artigiana, difficili da reperire
Secondo gli ultimi dati, nella classifica delle professioni, a vocazione artigiana, più difficili da reperire ci sono anche elettricisti, installatori, estetiste e truccatori, addetti alla contabilità, alla segreteria, ma anche falegnami e muratori.
Giovani e lavoro: cosa c’è che non va?
Domanda e offerta sembrano non incontrarsi più così facilmente, soprattutto se si parla di giovani. Eppure, secondo gli ultimi dati Istat (2023) sono 1 milione 534mila i giovani, tra 25 e 34 anni, che potrebbero trovare occupazione, ma che invece preferiscono restare inattivi. Un “grande spreco” sottolineato anche dal report dell’Ufficio Studi di Confartigianato su dati Eurostat.
Nel terzo trimestre del 2023 l’Italia presenta un tasso di inattività dei giovani tra 25 e 34 anni del 25,0%, di oltre dieci punti sopra alla media europea.
Le ragioni di tale “disinteresse” da parte dei giovani sarebbero da ricercare in più contesti. Tra le cause, la debole connessione tra il mondo della formazione professionalizzante e quello delle risorse umane.
Formazione professionale mirata: la parola chiave
Per far fronte alla carenza di personale, puntare sulla formazione specializzata è fondamentale.
Ne è convinto anche il Presidente di Confartigianato Salerno, Franco Risi: – “Puntare su una formazione adeguata è alla base di una buona cultura del lavoro. Inoltre, migliorare la sinergia e la collaborazione tra il mondo della scuola, soprattutto Istituti Professionali e Tecnici, e le aziende presenti sul territorio favorirebbe notevolmente il mismach tra domanda e offerta e ridurrebbe tempi e costi. Senza contare che stabilire una partnership solide tra istituzioni educative e imprese, non solo beneficia gli individui e le aziende coinvolte, ma contribuisce anche a promuovere la crescita economica e la prosperità a lungo termine del territorio”.